Perché parlare di “forme” della cura? Nella prospettiva ecobiopsicologica, quando usiamo il termine forma ci riferiamo a qualcosa che possiede una coerenza, una organizzazione propria che gli permette di esprimersi adeguatamente in una specifica funzione. Troviamo ad esempio tale disegno coerente nelle forme viventi che caratterizzano il mondo naturale, e nella forma dello psicosoma umano che si esprime nelle diverse funzioni che sono alla base della esistenza biologica, psicologica, relazionale della nostra specie, e anche nelle “costruzioni” sociali ed antropologiche prodotte dalla attività umana.
Cosa intendiamo quando usiamo il termine cura? Già la pluralità, la complessità, la articolazione di significati che tale termine riveste nella nostra come in altre lingue rimanda alla opportunità di una lettura che sia coraggiosamente aperta, complessa e simbolica, usando il termine simbolico con la sensibilità propria dell’approccio ecobiopsicologico. Definiamo con il termine “cura” attitudini relazionali che si esprimono nell’interessamento attento e sollecito verso qualcuno o qualcosa, intendiamo una particolare sollecitudine, un riguardo ed una attenzione; ci riferiamo, in particolare nell’ambito medico e psicologico, alla cura di condizioni di sofferenza, disagio e patologia. Verrà presentata, nel corso della giornata, una visione originale ispirata alla ecobiopsicologia del processo di “prendersi cura”: curare i pazienti, curare i soggetti in età evolutiva affinché possano crescere e maturare in modo armonico, avere “cura” dell’ambiente naturale in cui tutti viviamo, della Polis, della dimensione psichica profonda, dell’inconscio personale e collettivo.